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La fisica dei sistemi complessi, raccontata ad una quinta elementare (pt.2)

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Come vi ricorderete (ma chi? non c'è nessuno che ti considera Luca, ripigliati), sto partecipando al progetto "Penne amiche della scienza", che ha l'obiettivo di incoraggiare il pensiero scientifico e promuovere la carriera scientifica. Dopo la mia prima lettera, ho ricevuto 19 meravigliose lettere dalle ragazze e dai ragazzi della quinta elementare di San Giovanni in Persiceto, i quali si sono raccontati (con un'intelligenza e una dolcezza straordinarie) e mi hanno fatto parecchie domande sulla mia vita, sul mio lavoro e sulla vita in Belgio. Questa è la mia risposta alle loro lettere Namur, Belgio Sabato, 5 febbraio 2022 Care ragazze e cari ragazzi, vi ringrazio per le vostre lettere, mi ha fatto davvero piacere conoscervi. Grazie anche per avermi mandato delle foto di San Giovanni in Persiceto, che non avevo mai visto prima. Sembra una cittadina davvero carina! Dalle domande che mi avete fatto sulla mia vita e sul mio lavoro mi sembra di capire che la mia lette

La fisica dei sistemi complessi, raccontata ad una quinta elementare

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Dopo le vacanze estive, mi sono imbarcato in un progetto chiamato "Penne amiche della scienza". L'obiettivo del progetto è quello di incoraggiare il pensiero scientifico e promuovere la carriera scientifica. Come? Creando un collegamento tra gli scienziati di oggi (tra cui ci sarei io AHAHAHAHAH grasse risate) e quelli di domani, cioè ragazze e ragazzi che stanno frequentando gli ultimi due anni di scuola elementare o i primi due di scuola media. Il collegamento consiste in uno scambio di lettere che avviene durante tutto l'anno scolastico. Questa è la prima lettera, dove racconto alle ragazze e ai ragazzi di una quinta elementare in provincia di Bologna chi sono, cosa faccio nella vita e come caspita sono finito da Catania al Belgio in meno di due anni. Buona lettura! Namur, Belgio, 17 Novembre 2021 Care ragazze e cari ragazzi, mi chiamo Luca e ho 27 anni. Sono felice di scrivervi e di conoscervi! Faccio ricerca all’università di Catania, in Sicilia, ma in questo mom

Il sogno di Don Chisciotte

Don Chisciotte, vecchio e stanco, dopo molti anni di sconfitte continuava a lottare contro i mulini a vento. Molte volte aveva provato a convincere gli abitanti del villaggio del fatto che quei mulini a vento fossero in realtà dei terribili giganti. Gli abitanti, credendolo pazzo, ridevano di lui. Anche Sancho, suo fidato scudiero, si sentiva vecchio e stanco, ormai incapace di convincere l’amico ad abbandonare quella lotta senza senso. Nonostante le sconfitte, le prese in giro e la solitudine, Don Chisciotte continuava a lottare, assaltando i mulini, la lancia in una mano, lo scudo nell’altro, l’armatura che brillava sotto il sole di Spagna. E dopo ogni assalto, seguiva una caduta e un concerto di risate. “Maledetti giganti”, diceva “prima o poi riuscirò a sconfiggervi e a liberare il villaggio dai vostri soprusi! Sancho, aiutami a risalire a cavallo.” Il giorno passava e la notta si riempiva di stelle. Dormiva il villaggio, sfiancato dal lavoro.  Dormiva Sancho, ormai anziano e senza

Il mostro

C'era una volta un bambino che viveva con un mostro.  Il mostro mangiava tutto quello che il bambino lasciava nel piatto e dormiva nel letto del bambino rubandogli le coperte.  Si lavava pure i denti con il suo stesso spazzolino!  Il mostro seguiva il bambino ovunque, quando andava a scuola, quando giocava con i suoi amici, anche quando doveva andare al bagno!  Il mostro era molto geloso e quando il bambino scherzava e rideva con i suoi amici, il mostro cominciava a fare versi, a piangere, a battere i piedi per terra, fino a quando il bambino non lo stava a sentire. Il bambino cresceva e il mostro cresceva con lui. All'inizio era poco più grande di una castagna, con due occhietti vispi e senza la bocca. Dopo qualche tempo era diventato grande come l'armadio, gli erano cresciute le zanne e aveva una peluria fitta e nera. Il bambino aveva provato a sgridare il mostro e a mandarlo via.  Ma il mostro, che era parecchio dispettoso, non voleva proprio andarsene. Un giorno il bamb

Loano, Savona, Italia

Chi ha avuto modo di vedere il mio computer sa che non sfuggo allo stereotipo del nerd che, una volta superato lo scoglio mentale del percepire il proprio laptop come nuovo, dunque perfetto in sè ed inviolabile, ci attacca sopra adesivi di ogni tipo. Ci sono gli adesivi dei miei progetti falliti sul nascere e di quelli falliti più in là nel tempo, quelli dei collettivi studenteschi (fondamentali!), quelli "un po' a prescindere" come quello del M**Bun. Ognuno rappresenta un punto colloso e sbiadito della mia vita. Tra questi c'è anche l'adesivo di un pub, il Manga Cafè e quella che segue è la sua storia. E come tutte le storie, parte da lontano. Per quanto possa ricordare, fino a quando non ho ottenuto un discreto grado di indipendenza dalla mia famiglia (e qualche volta anche quando quella indipendenza l'avevo raggiunta da tempo), la vacanza al mare si è sempre fatta a Borghetto Santo Spirito, in provincia di Savona. Che ci si andasse in quattro, in tre, in

Vivere al Sud, visto dal Nord

Pensando a qualche minchiata  cosa buffa da raccontare per scrivere questo post mi è ritornata in mente una battuta del comico inglese John Oliver riguardo ai sostenitori del leader filippino Duterte. Duterte è "noto" (sì, le virgolette, perché lo so che a voi non frega un mezzo cetriolo) per le sue politiche securitarie, specialmente per quanto riguarda il contrasto allo spaccio (ricorda qualcosa?), con pratiche che sono chiare violazioni dei diritti umani. Intervistate riguardo l'opinione che hanno del loro presidente, e quindi anche su che cosa pensino delle migliaia di uccisioni di presunti (presunti perché nessun processo viene fatto per sincerarsi dei reati) uomini legati ai cartelli della droga, due ragazze si dicono estremamente soddisfatte. In particolare viene sottolineato il passaggio in cui una delle ragazze espone il molto lavoro sulle infrastrutture. Si sa, per buttare giù qualcuno da un ponte, il ponte bisogna averlo costruito, quindi non mi sento di critic

Il biglietto dell'AMT

Anche se non è troppo comune, a Torino può capitare di trovare, vicino ai gate della metropolitana o appesi alle paline informative, i biglietti della GTT, l'azienda di trasporti della città. Come molti altri, anche i biglietti della GTT sono validi per un certo tot di tempo e non è raro raggiungere la propria destinazione prima di aver consumato anche solo metà dei cento minuti di durata massima. Ora, poiché i biglietti semplici non sono nominali, è possibile (impropriamente, ma #sticazzi) dare il proprio titolo di viaggio ancora valido a qualcun altro, così da sfruttarlo ancora un po'. Qualche anno fa, durante il ciclo triennale, con i miei compagni avevamo pensato di installare una piccola scatola sulle paline delle fermate vicine al dipartimento, un contenitore per i nostri "biglietti sospesi". Non voleva essere soltanto un gesto simbolico e vagamente anti-sistema, voleva essere un piccolissimo contributo a coloro che rinunciano a spendere un euro e settanta cente