Vivere al Sud, visto dal Nord

Pensando a qualche minchiata cosa buffa da raccontare per scrivere questo post mi è ritornata in mente una battuta del comico inglese John Oliver riguardo ai sostenitori del leader filippino Duterte. Duterte è "noto" (sì, le virgolette, perché lo so che a voi non frega un mezzo cetriolo) per le sue politiche securitarie, specialmente per quanto riguarda il contrasto allo spaccio (ricorda qualcosa?), con pratiche che sono chiare violazioni dei diritti umani. Intervistate riguardo l'opinione che hanno del loro presidente, e quindi anche su che cosa pensino delle migliaia di uccisioni di presunti (presunti perché nessun processo viene fatto per sincerarsi dei reati) uomini legati ai cartelli della droga, due ragazze si dicono estremamente soddisfatte. In particolare viene sottolineato il passaggio in cui una delle ragazze espone il molto lavoro sulle infrastrutture. Si sa, per buttare giù qualcuno da un ponte, il ponte bisogna averlo costruito, quindi non mi sento di criticarla al 100%.

Questa curiosità immotivata e quasi sospetta per il servizio pubblico, per le infrastrutture, per la stabilità delle costruzioni, è uno dei tratti distintivi (e francamente più divertenti) delle molteplici domande che da tre mesi a questa parte ricevo da amici e parenti vari. La mia preferita è la seguente:
"Com'è l'università?"
"In che senso? Dici i corsi, i docenti?"
"No, no, proprio la struttura. Com'è? Ben fatta, ben tenuta?"
Per la cronaca, è quella che si vede come immagine di copertina di questo blog. E' in cemento e ferro e ha pure dei bellissimi e vivaci colori, che brillano quando il caldo sole della Sicilia che ci rende tutti fannulloni e ciarloni li inonda della sua luce.

Segue quindi un elenco di alcune delle più ricorrenti domande e affermazioni, più o meno serie, che ho ricevuto in questi mesi, con relativo commento. Gli appassionati lettori di questo blog, quindi tutti e sette i gatti in casa di mia madre, potranno trovare finalmente conforto nell'avere, nero su bianco, tutte le risposte a quelle loro questioni che li privano del sonno e della felicità della vita quotidiana, sapendomi lontano in questa terra disperata!

1) Gli arancini li hai mangiati?
La più fondamentale delle domande si merita la più facile delle risposte: sì.

2) Ma li fanno buoni?
Circa quanto fanno buona la battuta al coltello in Piemonte, buoni quanto basta per aver sostituito nella mia vita lo spazio occupato dal kebab. Non ti dimenticherò mai, fratello, mai.

3) Ma al mare ci vai?
Tutti i giorni, quando fa bello, quando fa brutto, quando erutta l'Etna e specialmente quando dovrei essere in ufficio. In pratica non ci sono mai andato ma recupererò nel prossimo futuro, tipo d'estate, quando ci vanno tipo tutti.

4) Eh ma lì sono tutti accoglienti, diventi subito uno della famiglia!
Qui c'è una nota molto triste: non è per niente vero. In cima alla classifica delle cose che ho trovato più dure nel trasferirmi a 1400km da casa c'è la sensazione di solitudine e l'idea di essere un soggetto sospetto, fuori dal contesto, uno straniero. C'è ovviamente molto di personale e la situazione non è tragica (anche se è divertente farla apparire così). Ma l'equazione Sud = tutti amici è fuori dal mondo. Insomma, ci si chiama "colleghi" tra compagni di università: che problemi avete? (<3)

5) Tornando alle cose importanti: la pizza la fanno buona?
Un po' meglio di quanto non facciano risi e bisi in Piemonte. Questa domanda, secondo me, è una delle più interessanti, perché sottende una totale mancanza di consapevolezza delle persone del Nord rispetto al Sud Italia (spezzo una lancia in favore di noi polentoni, vale lo stesso per come le persone del Sud vedono le nostre città grigie in cui il sole sorge soltanto in quattordici domeniche all'anno e siamo tutti fastidiosamente cortesi). Tolto il sarcasmo tignoso di questo post, è una domanda che potrebbe aprire sane discussioni sulla tanto decantata identità nazionale di questo paese.

6) Avranno un altro modo di vivere! Si prende tutto con calma, anche il lavoro.
Spoiler: no. Catania è una grande città, l'università e gli altri enti pubblici sono tra i principali datori di lavoro che vuol dire che la maggior parte delle persone fa orario di ufficio, compreso io. Le attività commerciali mi ricordano più quelle della provincia astigiana che quelle di Torino. L'orario continuato è una chimera, i supermercati alla domenica chiudono e al pomeriggio non si apre prima delle 15. Insomma, da classici commercianti padani.

7) Perché Catania? Non potevi startene a Torino?
Questa è una domanda seria, che merita una risposta seria. Anzi due! Non potevo restare a Torino e non volevo restare a Torino. Ho voluto fare un'esperienza di vita nuova e trasferirmi dalla mia città (adottiva, buoni voi nicesi che vedo già il vostro orgoglio ferito uscirvi dal naso) per tentare di costruire una carriera universitaria. Il fatto che a Torino non ci fosse un dottorato nel mio settore scientifico è stato l'incentivo migliore.

8) Ma tu sei bravissimo, potevi aspirare a molto meglio di Catania!
Questa invece è una domanda che, ad essere sincero, non mi è mai stata posta direttamente e quindi mi arrischio nel campo minato dell'interpretazione (nel vostro piccolo nido potete pensare serenamente "nooooo, ma io non intendevo questo", non temete, non ho in mente qualcuno in particolare). La questione è molto semplice: Catania era, date le opzioni a mia disposizione, la migliore dal punto di vista strettamente accademico. Non starò qui a fare una sviolinata a tutti coloro che stanno accompagnando questo mio percorso, ma metto un punto fermo su una cosa: non perché non è fatta a Milano, a Londra, a Cambridge o a Boston la ricerca è una merda. C'è un'ottima ricerca anche in Italia e c'è un'ottima ricerca anche a Catania, specialmente in fisica. L'idea per la quale il Meridione sia un pozzo nero dal quale nulla può salvarsi (e qui pure chi è del Sud qualche riflessione dovrebbe farsela) è, per quanto mi riguarda, completamente sbagliata.

Arrivato alla fine voglio però dire questo: non va tutto bene e non è tutto bello, come capita circa in ogni posto. Ogni ambiente ha i suoi pregi e i suoi difetti ma tentare di definire in quattro o cinque categorie pseudo-antropologiche buone per il bianchino al bar un sistema complesso come un'intera società non va oltre la battuta che fai per rompere il silenzio con una persona che non conosci: "eh, si sente che non sono di qua, vero?" Il rischio di idealizzare positivamente Catania e l'intero Meridione d'Italia per rigetto ai pregiudizi che altri hanno e che è parte della narrazione nazionale per cui "al Sud fa tutto schifo ma si mangia bene", c'è ed è altissimo e rischia di farmi cadere nell'altra narrazione, ugualmente estrema e ugualmente fuorviante, per cui "al Sud va tutto bene e si mangia bene". Uno dei più grandi torti che si possa fare ad una comunità è negarle il diritto alla complessità e con questo post volevo fare due cose: togliermi qualche sasso dalla scarpa e restituire una delle molteplici impressioni particolari che questa terra può dare.

9) E i cannoli li mangi?
Sì, ma non dopo pranzo, che mi appesantiscono.

Commenti

  1. Domanda n.5, fun fact:
    In Sicilia, tignoso significa pelato ��

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