Anche a Catania c'è la nebbia

Alcuni giorni fa, guardando fuori dalla finestra del mio ufficio, sono stato colpito da un fenomeno per me assolutamente inatteso. I palazzi e le case della periferia di Catania sembravano avvolti da una sottile nebbia, che sfumava il paesaggio confondendolo con il cielo, di un grigio cupo. Uno spettacolo relativamente normale, abituato come sono agli autunni del Monferrato, quando le colline viste dall'alto sembrano piccolissime isole che spuntano da un mare denso e illuminato dalla luce giallastra dei lampioni. Se non fosse che ero a Catania. Ma come era possibile che ci fosse la nebbia a Catania? Era davvero nebbia o erano nuvole molto basse (la cittadella universitaria si trova relativamente in alto rispetto alla città)? Cercando su Google notizie del fenomeno (perché sì, dal mio punto di vista è stato fenomenale) ho avuto una parziale conferma: anche a Catania, raramente, c'è la nebbia, che a quanto pare è chiamata "Lupa" e viene dal mare, come tutte le cose più belle.

Se quella che ho visto dal mio ufficio un pomeriggio di dicembre fosse davvero nebbia non lo saprò probabilmente mai (e non che scoprirlo sarà la mia ragione di vita). Ma non è questo che importa. Non importa che quella fosse nebbia, ciò che conta è che poteva esserlo. Una cosa, questa, che è bastata a smontare un piccolo pezzo di quelle certezze (e di quei pregiudizi) che mi sono portato dietro quando mi sono trasferito in questa città. Quella (forse) nebbia fine fine dice di più di Catania e allo stesso tempo del Piemonte di quanto non sembri ad una prima occhiata. Dice che la Sicilia non è solo mare, fichi d'India e dialetto, ma dice anche che "avere la nebbia" non è un unicum di cui noi polentoni possiamo (e lo facciamo spesso) vantarci. E' una nebbia che funziona al contrario: invece di velare, svela.

Questo blog vuole essere come quella nebbia, una sorta di assurda luce su uno spazio della mia vita, che ha l'obiettivo di svelare, giorno dopo giorno (no, non vi aspettate un post al giorno), un pezzo di questo palcoscenico su cui mi muovo, senza cercare di idealizzarlo in positivo (perché sì, i mezzi pubblici fanno schifo) o in negativo (perché no, l'università non è peggio a prescindere). Ci saranno degli sbagli e delle ingenuità, come potrebbe esserlo l'aver scambiato una nuvola di inquinamento con una nebbiolina leggera, ma non ci saranno luoghi comuni. Sarà uno sguardo personale e soggettivo sulla mia vita a Catania. Questo non vuol dire che parlerò solo della città o della Sicilia, anzi. Cercherò di parlare di un po' tutto quello che succederà, dalle polemichette infrasettimanali dell'arena politica alla vita quotidiana di un dottorando fuori sede, dalle storie che accadono in questa città di porto alla ricerca che porto avanti, su un asse che unisce Catania, Torino e (nel prossimo futuro) Londra (sempre se non chiudono i porti).

Potrebbe durare un paio di post (probabile) come essere l'inizio di un lavoro decennale (dubito) di impressioni e discussioni. Sinceramente, non ha importanza. Quello che mi importa è di dare a chi leggerà, per quanto poco potrà durare e per quanto poco potrà valere, uno sguardo su qualcosa che non conosce o che conosce con altri occhi, di lanciare un sasso nello stagno per vedere se l'onda riesce a lambire il canneto, di vedere se qualche parola messa in riga riesce a fare risuonare quella "zona già nostra" per far "cogliere nuovi spunti dentro di noi". Può darsi che niente di tutto questo accada, che il blog risulti soltanto un diario personale, un elenco di post-it lasciati appesi sul frigorifero senza scopo. Beh, almeno avrò un bel frigorifero colorato!

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